Chiesa di San Giuseppe

L’edificazione del nucleo più antico del convento risale alla fine del XV secolo quando i Frati Minori Osservanti ottennero dal Comune un fondo nella zona a nord di piazza della Loggia dove costruirono alcuni edifici intorno ad una piccola chiesa, già dedicata a S. Giuseppe.

Nel 1519 Mattia Ugoni, vescovo di Famagosta e vicario del vescovo di Brescia, pose la prima pietra della nuova chiesa francescana. Negli stessi anni fu avviata la costruzione del convento e dei due chiostri minori a ovest.

Risale, invece, al primo decennio del Seicento la realizzazione a nord della chiesa del terzo chiostro che dal 1978 è sede del Museo Diocesano di Arte Sacra.

I lavori del complesso terminarono nel 1578, quando fu completata la zona presbiteriale che, trovandosi in uno stato di ristrettezza di spazi, venne sottoposta ad un’operazione di prolungamento che comportò la costruzione di un cavalcavia sul vicolo a nord e che conferì grande maestosità alla volta della navata centrale, esaltandone ulteriormente la profondità.

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La facciata e il campanile

La facciata cinquecentesca, rimaneggiata nel XVIII secolo, è sobria, austera; sulla sommità svettano graziosi pinnacoli a lanterna in cotto, tipici della tradizione gotica lombarda.
I tre portali risalgono al 1549; quello centrale è inquadrato da due imponenti colonne che sorreggono il timpano e reca una scritta, “Haec est domus Dei et porta coeli”, sovrastata da una lunetta ad affresco con la Vergine Maria con il Bambino Gesù e due Santi adoranti.
Il campanile, risalente agli ultimi anni del XVI secolo, è di medolo squadrato ed è chiuso da una cella cupolata.
 

L’interno della chiesa di S. Giuseppe

L’interno, a tre navate, pur nella semplicità delle linee, raggiunge un effetto di straordinarie grandiosità e ampiezza.
Otto colonne reggono al centro una volta a botte (con decorazione a finto cassettonato di Stefano Rizzo databile nel 1531-32) e ai lati campate a crociera rettangolari.
Venti cappelle austere, chiuse da cancellate in ferro battuto, si susseguono lungo le navate laterali. Ogni cappella rispecchia particolari vicissitudini legate ad una lunga storia di devozioni: le antiche associazioni di maestri artigiani, i paratici, si recavano a questi altari per chiedere la protezione di Dio e dei Santi sul proprio lavoro e per tale motivo S. Giuseppe è chiamata anche “chiesa degli artigiani”.

Le cappelle ospitano pale d’altare di numerosi artisti, tra cui Francesco Paglia (primo altare a destra), Pietro Scalvini (quinto altare a destra e quarto a sinistra), Pietro Avogadro (nono altare a destra), Jacopo Palma il Giovane (undicesimo altare a destra), Antonio Gandino (ottavo altare a sinistra), Luca Mombello (quinto altare a sinistra), Francesco Savanni (secondo altare a sinistra).

Il grande presbiterio quadrato risulta sopraelevato rispetto alla cripta a tre navate dedicata a S. Rocco dove sono custodite le reliquie di S. Ursicino, vescovo di Brescia dal 330 al 349.

Sulla parete di fondo dell’altare maggiore si trova La Vergine Immacolata coi Santi di Antonio Cappello (1669-1741), datata 1719; al di sopra di essa, ai lati del rosone, sono raffigurati San Rocco e Sant’Apollonio (fine XVI secolo).

Di notevole interesse sono il prezioso coro eseguito nel 1500 da Clemente Zamara e il monumentale organo (1581) di Graziadio e Costanzo Antegnati fronteggiato da una cantoria barocca del 1722.

 

 

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